Una persona su cinque nel Regno Unito ha una disabilità o condizioni di salute cronica (LTHC), eppure la loro partecipazione allo sport è significativamente inferiore rispetto agli altri. Le disabilità sono descritte come impedimenti fisici o mentali che influenzano sostanzialmente la capacità di una persona di svolgere attività quotidiane. È importante considerare che non tutte le disabilità, o condizione di neuro diversità umana come l’autismo, o le condizioni di salute cronica sono visibili, ma possono comunque influenzare la capacità di un individuo di partecipare a sport e attività fisiche.
Riconoscere le sfide e le potenzialità di queste persone è essenziale affinché le organizzazioni comprendano e affrontino le loro esigenze. Questa consapevolezza è cruciale per offrire un’esperienza positiva e significativa a tutti nello sport e nelle attività fisiche. Questo articolo di Buddle sostiene che l’inclusività nello sport non è solo un obbligo morale, ma anche legale, come stabilito nell’Equality Act del 2010. Questo atto impone alle organizzazioni di apportare modifiche ragionevoli ai loro servizi, garantendo l’accessibilità per tutti.
Inoltre, l’articolo suggerisce che l’inclusività non dovrebbe limitarsi a rendere le strutture accessibili per le persone in carrozzina, ma dovrebbe anche includere l’adattamento delle attività per accogliere chiunque, il che è vantaggioso non solo per le persone con disabilità, condizioni specifiche o condizioni di salute cronica (LTHC), ma anche per le stesse organizzazioni.
Questa è la proposta di Buddle dall’Inghilterra, visitate il loro sito web per saperne di più!